LE API E LA DIFESA DELL’ALVEARE

Le api sono insetti molto collaborativi, alla base della loro forza c’è sicuramente una salda coesione e un inimitabile lavoro di gruppo. La difesa dell’alveare costituisce un fattore importante in cui le api hanno sviluppato dei metodi sempre più efficienti e organizzati per scacciare via i predatori. È importante sottolineare però che negli ultimi anni, le api hanno dovuto affrontare moltissime nuove sfide come l’arrivo di nuovi aggressori tra cui la vespa velutina e quella mandarinia. Queste specie hanno messo a dura prova le loro capacità di sopravvivenza. Scopriamo insieme in che modo le api proteggono l’alveare e quali sono le loro armi di difesa.

Come si difendono le api dai predatori

Per difendersi dai predatori le api utilizzano sicuramente la loro arma per eccellenza, ovvero il pungiglione. Esso è estremamente importante perché consente alle api di attaccare efficacemente i nemici, infilzando letteralmente l’aggressore e quindi uccidendolo. Il pungiglione delle api operaie è leggermente ricurvo e presenta delle piccole seghettature che lo rendono molto più efficace per la difesa. Le api dunque provvedono a tutelarsi dai nemici semplicemente infilzandoli e poi, retraendo il loro pungiglione all’interno del corpo, esse possono ritornare a utilizzarlo nuovamente.

Nel caso dell’uomo invece, le api non sopravvivono dopo la puntura poiché la nostra pelle elastica non permette loro di retrarre il pungiglione che resta incastrato nella nostra epidermide insieme a una parte dei loro organi interni. Quando le api attaccano altri insetti invece, ciò non accade poiché l’esoscheletro di questi ultimi permette di estrarre regolarmente il pungiglione.

Una curiosità che non tutti conoscono è che le minacce che incombono sull’alveare non possono essere tutte contrastate con lo stesso strumento, in base al nemico e al tipo di attacco, lo sciame utilizza differenti metodi di difesa.

L’aggressività delle api è molto variabile in base al tipo di famiglia, alle condizioni climatiche esterne e al luogo in cui l’ape si trova. In prossimità dell’entrata dell’alveare si trovano infatti le api guardiane, che pattugliano la porticina e impediscono agli intrusi di entrarvi.

I nemici delle api

Tra i nemici delle api troviamo non solo animali di piccole dimensioni come altri insetti e vespe ma anche uccelli, mammiferi e rettili. La vita delle api è sempre esposta a innumerevoli rischi.

Esistono numerosi uccelli insettivori che si nutrono delle api. Un esempio sono le rondini e i merli. Questi animali possono essere molto pericolosi per le api, soprattutto per l’ape regina nel momento del volo di fecondazione. Anche altri animali come piccoli mammiferi possono essere un pericolo. Basti pensare al riccio che è ghiotto non solo del miele delle api ma anche delle api stesse. Alcuni rettili o anfibi come la lucertola e i rospi sono altrettanto nemici delle api, poiché loro predatori. Per fortuna, però, si cibano solo di api anziane o malate che cadono sull’erba durante il volo.

Non dimentichiamo poi di aggiungere alla lista i ragni. Alcuni di loro sono davvero furbi poiché si prestano a tessere le tele in prossimità dell’alveare nella speranza di bloccare un’ape proprio durante il suo volo.

Le minacce per le api però non sono costituiti solo da altri animali ma soprattutto da malattie e sostanze inquinanti che le indeboliscono moltissimo. L’agricoltura intensiva e il comportamento dannoso dell’uomo nei confronti della natura hanno arrecato moltissimi problemi.

Non dimentichiamo poi la varroa che è in assoluto il pericolo numero uno delle api. Si tratta di un particolare parassita responsabile della morte prematura di tantissime api. La varroa è facilmente estendibile a tutto lo sciame e questo tipo di acaro si insedia nelle celle delle api, si nutre delle larve di queste ultime e poi prosegue il suo lavoro di parassita anche nella fase adulta. Qui, l’acaro si nutre della linfa delle api causandone la morte.

L’arma segreta dello sciame

Per quanto le api guardiane cerchino di occuparsi della difesa esterna, può capitare che i predatori riescano a penetrare all’interno dell’alveare ed è proprio qui che inizia la vera sfida. In questi casi la difesa interna è molto diversa. Lo sciame infatti ha una vera e propria arma segreta che consiste in un forte attacco di gruppo. Quando un nemico entra in alveare, le api lo ricoprono in gran numero e vi rimangono su di esso fino a soffocarlo.

Inizialmente il metodo di difesa usato dalle api era quello di riscaldare il corpo del predatore fino a una temperatura di 44 gradi. A causa dell’arrivo di nuovi predatori come nel caso di particolari vespe, le api hanno dovuto adeguarsi a un nuovo metodo di difesa. Alcune vespe infatti riescono a resistere fino a 50 gradi! In questo caso quindi lo sciame si adopera per soffocare l’aggressore e non più attraverso il riscaldamento corporeo. In questo caso la morte è più lenta e richiede alle api molta più fatica per riuscire a scacciare il pericolo.

Il forte lavoro di gruppo dell’alveare

Lo sciame partecipa a un fortissimo lavoro di coesione senza il quale non sarebbe possibile la sua sopravvivenza. Il ruolo chiave è sempre quello delle api regine ma è importante anche riconoscere l’importanza della socialità delle api e della loro ottima predisposizione a lavorare in gruppo. Tanto più le famiglie sono numerose, tanto più sono forti.

Come aiutare le api

La vita delle api dura solo 42 faticosissimi giorni. Dato che il loro numero sta notevolmente diminuendo negli anni, è importantissimo preservare la conservazione di questi meravigliosi animali. Sono tantissimi i progetti messi in moto per far fronte a questa tematica. In particolare gli apicoltori si stanno impegnando tantissimo per aiutare le api soprattutto con la costruzione di trappole verso i predatori più aggressivi e non autoctoni come la vespa velutina e il calabrone asiatico.

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