La vespa velutina, proprio come le api, fa parte della famiglia degli imenotteri. Questa categoria comprende numerosissime specie differenti e altre sottocategorie. La vespa in questione fa parte della diramazione degli Apocriti contraddistinti per avere un torace separato dall’addome. Questa particolare tipologia di vespa, la cui presenza è stata registrata anche in Italia, costituisce un vero problema per la sicurezza delle api in quanto essa è predisposta ad attaccare gli alveari e a decimare ogni sciame che incontra sul suo cammino. Per far fronte al fenomeno è importante possedere informazioni a riguardo ed essere in grado di riconoscere l’aspetto della vespa velutina e le sue abitudini per poter meglio agire sul problema. Se sei un apicoltore, è importante che tu conosca bene i predatori e i pericoli per le tue api e che possa quindi proteggere l’allevamento in modo efficiente.
Come riconoscere l'ape Velutina?
Riconoscere la vespa velutina da altri simili appartenenti alla stessa famiglia di insetti, è importante soprattutto se vogliamo tutelare la vita delle api. Questo tipo di vespa infatti, può considerarsi come un vero e proprio predatore delle api mellifere e costituisce un serio problema per la loro sopravvivenza.
Per distinguere l’insetto occorre tener conto di alcuni dettagli soprattutto quelli relativi al suo colore e alle sue dimensioni. È possibile inoltre poter riconoscere un nido appartenente alla vespa in questione grazie ad alcune particolarità.
Grandezza e aspetto della vespa
La vespa velutina è facilmente individuabile, soprattutto se osservata da un occhio esperto. Si tratta di una specie che raggiunge mediamente i 30 mm di lunghezza corporea. La sua particolarità sta nell’avere un corpo in cui il colore nero è predominante. La vespa è prevalentemente scura su tutto il torace e l’addome. Distinguiamo per contrasto, la presenza di una zona arancione sulla parte frontale del capo. L’osservazione delle zampe è anche un fattore che può aiutarci molto nel distinguere la specie. La vespa possiede delle zampe a due colori, in prevalenza nere ma ma è presente un distacco di colore nella parte finale delle zampe in cui il la tonalità prosegue verso una sfumatura di giallo.
Capita spesso che la vespa velutina venga confusa con altre specie come ad esempio quella della Vespa crabro o calabrone giallo. In questo caso però si tratta di un insetto completamente differente, più grande, prevalentemente di colore chiaro e con zampe uniformi senza la divisione del doppio colore.
Nido e abitudini
Il nido è facilmente riconoscibile. La costruzione del nido da parte della vespa comincia nel periodo compreso tra l’inverno e l’inizio della primavera. Il nodo primario ha una forma sferica con un’incavatura interna che crea l’apertura. Il nido primario è un’abitazione provvisoria abitata dalla sola regina o da pochi individui. Il nido è composto da cellulosa compatta, ottenuta tramite la lavorazione del materiale mischiato alla saliva delle vespe. Quando lo sciame cresce, le vespe si spostano verso un nido più grande. Solitamente questo avviene nel periodo estivo in cui gli sciami si moltiplicano velocemente e ogni nido arriva a contenere centinaia di calabroni e tantissime regine al suo interno.
Proteggere le api e gli alveari
Si tratta di una specie molto aggressiva. Ogni Vespa Velutina può arrivare a catturare e a uccidere un’ape ogni 10 secondi. Per gli apicoltori, fermare il fenomeno è diventato una priorità. Sono tantissimi infatti gli allevatori che hanno subito danni nel loro allevamento. Si tratta di perdite consistenti che hanno portato a una diminuzione degli sciami di oltre il 50%
I predatori delle api mellifere
È stato dimostrato come gli esemplari adulti di vespa velutina attacchino gli alveari per cibarsi delle api.
Le vespe in questione sono una specie molto aggressiva e pericolosa. Esse si posizionano di fronte agli ingressi degli alveari e aspettano la fuoriuscita delle api per poi cibarsene. Il loro attacco è molto veloce e deciso e le api non hanno trovato ancora un modo efficiente per difendersi da questo nuovo predatore. Ricordiamo infatti che nel caso della vespa velutina, si tratta di una specie non autoctona e proveniente da paesi orientali. Ciò che ne consegue è una totale impreparazione da parte delle api italiane che non conoscono questo tipo di attacco. Il risultato è che le operaie si chiudono all’interno e rinunciano alla raccolta del nettare, anche nel pieno della fioritura. È importante arginare e tenere sotto controllo i danni per i produttori che perdono le api e il miele, ma anche per l’ambiente circostante. La scarsità delle api porterebbe anche a una diminuzione riguardante la riproduzione di piante e fiori poiché in questo modo l’impollinazione avverrebbe in maniera ridotta.
Cosa dicono gli apicoltori
I recenti avvistamenti anche nel territorio italiano, hanno allarmato molto gli apicoltori che consigliano di intervenire attraverso il posizionamento di trappole specifiche per questi esemplari. Ovviamente per la risoluzione efficace di questa problematica l’intervento dei soli apicoltori non basta. I danni per le api e per la biodiversità potrebbero essere rilevanti e occorrerebbe analizzare a fondo la natura del problema e incrementare gli studi che portino un piano gestionale mirato. Si attende dunque una coordinazione a livello Europeo sulle politiche relative alle specie invasive. Nel frattempo, diffondere l’informazione tra gli apicoltori diventa il primo step.
Avvistamenti
L’invasione del pericoloso insetto è iniziata originariamente all’interno del territorio francese per poi spostarsi anche in Italia. Tra le regioni colpite troviamo la Liguria, la Toscana e il Piemonte. I fondi stanziati a livello regionale per la gestione del problema sono pressoché scarsi. Gli interventi applicati non sembrano essere stati sufficienti. In questo periodo è possibile contribuire in parte alla lotta all’invasione costruendo una trappola “fai da te” con bottiglie di plastica riempite di birra.
La birra, infatti, attira le regine delle vespe velutine e la trappola le imprigiona cercando di limitare al massimo che gli esemplari possano fondare nuove colonie.
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