Informazioni sul parassita che attacca le api
Varroa destructor è un particolare acaro parassita che si attacca al corpo delle api. Come scopriremo nel seguente articolo, la Varroa è un problema molto comune all’interno delle colonie in grado di svilupparsi e proliferare davvero rapidamente se non si conoscono le tecniche di intervento adeguate.
I casi di infestazione più gravi possono portare alla morte di interi sciami. È importante che gli apicoltori siano molto attenti a gestire questa problematica al fine di salvaguardare la salute delle api e dell’intero allevamento.
Cosa comporta la Varroa
Come già detto la varroa è un parassita che si sviluppa sul corpo delle api. Essendo un acaro non autosufficiente, questo piccolo parassita sfrutta le api per sopravvivere. Quando l’acaro si attacca sul corpo dell’ape, esso è in grado di prelevare una sostanza chiamata emolinfa direttamente dall’insetto colpito.
Le api che subiscono questo attacco si ritrovano ad essere molto indebolite. L’emolinfa è una sostanza che circola all’interno dell’organismo delle api e che rende possibile la loro sopravvivenza. Privare un’ape di questa sostanza comporta numerosi danni alla sua salute e in alcuni casi, la morte.
Quando l’acaro femmina riesce ad insediarsi in una cella di covata, riesce addirittura a svilupparsi insieme alla larva dando vita a un’ape già malata. Nel momento in cui le celle vengono opercolate, l’acaro depone le uova che crescono in modo sincronizzato all’ape.
La varroa, oltre a indebolire le api è anche in grado di trasmettere numerosi agenti virali all’insetto che risultano pericolosi per la sua sopravvivenza.
Quando si sviluppa l’infestazione: i periodi a rischio
Solitamente i periodi più a rischio per l’infestazione da varroa sono i mesi di marzo/aprile. I periodi critici infatti riguardano proprio la fine dell’autunno e l’inizio della primavera.
Trattamento Anti-Varroa
Per quanto riguarda il trattamento anti-varroa esistono tecniche molto diverse tra loro in base al tipo di apicoltura applicata. Nei casi di apicoltura biologica è previsto l’utilizzo di trattamenti il più possibile naturali. Nell’apicoltura convenzionale i trattamenti più utilizzati sono quelli a base di acido formico e a base di acido ossalico.
Il centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie continua, ogni anno, ad aggiornare le modalità di trattamento consigliate. Il documento stabilisce quali sono i farmaci veterinari autorizzati e la tecnica apistica da adottare per il contenimento di Varroa destructor.
Il Ministero della Salute ha stabilito due periodi di intervento. È consigliabile eseguire 2 trattamenti all’anno rispettivamente nel periodo estivo e in quello compreso tra autunno e inverno.
In estate, quando nell’alveare è presente la covata, il grado di infestazione delle colonie da varroa può addirittura raddoppiare ogni mese proprio perché la varroa si sviluppa all’interno delle celle e prolifera insieme alle nuove api che nasceranno. È consigliabile effettuare il trattamento non oltre la metà di agosto.
Nel periodo autunno-invernale gli acari si localizzano invece sulle api adulte e non sono protetti all’interno delle celle opercolate. Di conseguenza sono più esposti all’azione degli acaricidi ed è importantissimo intervenire con il trattamento.
Agire troppo tardi significherebbe generare danni irreversibili che porterebbero alla morte di tutte le api.
Tecnica apistica
Esistono alcune tecniche apistiche in grado di ridurre il livello di infestazione. Tra queste troviamo:
- Rimozione di covata dei fuchi;
- Blocco della covata e confinamento dell’ape regina;
- Produzione di sciami artificiali o nuclei.
Gestire l’infestazione da Varroa
La varroasi comporta lo spopolamento della famiglia, mutilazioni e complicazioni (api con ali deformi) e parassiti sulle larve. Tra i trattamenti rientrano l’acido formico e l’acido ossalico. Per ottenere risultati, dovranno essere impiegati esclusivamente farmaci veterinari autorizzati.
Per monitorare lo stato di infestazione esistono delle tecniche che permettono di capire in che misura si stia sviluppando la varroa all’interno degli sciami. Nello specifico, si tende ad utilizzare il classico cassettino, dove, a seguito della caduta del parassita, è possibile verificare quanto effettivamente è grave la patologia.
Facendo il calcolo matematico sul numero di varroa caduta e il numero di api raccolte, si arriva alla percentuale di infestazioni che è presente sulle api in quel momento all’interno dell’alveare.
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